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mercoledì 11 febbraio 2009

Dieci balle sulla Crisi di Paul Olden

Modifico l'articolo perchè mi sono resa conto di averlo pubblicato in modo che ha creato confusione: le affermazioni numerate sono gli slogan, le frasi ecc che si sono sentiti dire in giro da varie fonti in quest'ultimo periodo. Il testo di seguito ad ogni frase è il commento di Olden allo slogan. Ora differenzierò graficamente le due cose, affinchè tutto diventi + comprensibile. Ci risentiamo!
Riporto integralmente il testo di una mail arrivata da mio marito, corredato di un interessante commento, che riporterò dopo, nei commenti appunto... leggete e poi ne parliamo.
Al fondo dell'articolo troverete il link al sito dell'autore.


Slogan assurdi, falsi miti, castelli in aria e altre amenità sulla crisi economica globale. Ovvero, per capire certe cose non serve essere un economista: basta non raccontarsi le frottole da soli

1) La crisi è dovuta ai mutui subprime e agli altri strumenti finanziari "tossici" messi in giro dalle banche.
Falso. La crisi sarebbe arrivata comunque, anche senza la cartastraccia prodotta dall'industria finanziaria. Anzi, è possibile che la bolla finanziaria abbia contribuito per qualche mese a camuffare la crisi già in atto.

2) Una volta ripulito il sistema finanziario, assicurato nuove regole agli operatori e ripristinata la fiducia nel sistema, tutto tornerà come prima.
No, non succederà. La crisi è strutturale. Ma davvero qualcuno credeva che fosse possibile un mondo dove da una parte si produce senza consumare e dall'altra si consuma senza produrre? Anche un bambino di quinta elementare messo di fronte ad uno schema che spiega la struttura del sistema produttivo-commerciale globalizzato di oggi potrebbe facilmente dedurre che non sta in piedi.
Se poi uno degli economisti liberisti a caso spiegasse al bambino che il sistema regge perchè il consumatore che non produce continua a consumare grazie ai prestiti e alla messa in circolo di denaro prima fermo in pensioni, liquidazioni e welfare, il bimbo avrebbe bisogno di un po' piu' di tempo per capire che questi sono solo modi per ritardare la rottura di un sistema che non puo' funzionare. Ma ci arriverebbe comunque e concluderebbe ridendo in faccia all'economista.

3) La crisi sono cicliche. Tra qualche mese, massimo uno o due anni, passerà.
L'economia non è come la climatologia. Le previsioni economiche non si fanno come le previsioni del tempo, non puoi pensare che dopo la pioggia torna sempre il sereno, perchè in economia ci vogliono buoni motivi ed eventi causati dall'uomo , non dai venti o dalle correnti marine, per cambiare le cose.
Una crisi economica puo' durare molti anni, nulla lo vieta: se il popolo che ne soffre è abbastanza stupido e/o i parametri economici sono particolarmente sfavorevoli nel periodo, anche decenni o secoli. Una volta una crisi durò oltre quattro secoli, e la chiamarono Medio Evo.

4) Le grandi crisi sono sempre passate, quindi passerà anche questa.
Sì, ma bisogna chiedersi come se ne è usciti. E' risaputo che dalle grandi crisi del sistema capitalista si esce rapidamente e facilmente in due soli modi:
a) Accedendo a nuovi territori e risorse da sfruttare
b) Facendo una grande guerra che azzera tutto e si riparte sul pulito.
Be', sta di fatto che oggi entrambe le soluzioni sono difficiline da praticare: nuove terre non ce ne sono in vista (Luna a parte, ma è piuttosto arida), poichè tutte le terre del globo sono già parte integrante del sistema economico globalizzato che è in crisi.
Una grande guerra oggi sarebbe nucleare e autodistruttiva, inoltre, il sistema economico occidentale ormai pervade tutta l'economia globale, quindi fare una grande guerra non sarebbe mai contro un vero nemico ma, in qualche modo, sarebbe sempre e comunque un danno al sistema stesso. Le guerre che rendono sono quello contro i sistemi economici alternativi, contrapposti e chiusi, quindi niente da fare, non ce ne sono in giro. Aspetteremo i marziani?
5) Questa crisi è globale ed è disastrosa ovunque nel mondo.
Questa è la solfa del "mal comune mezzo gaudio", sempre utile come anestetico locale. Purtroppo però questa affermazione è falsa: la crisi colpisce soprattutto gli stati occidentali, in particolar modo i satelliti degli USA. Certo c'e' una contrazione della domanda mondiale, e ne risentono tutti, ma noi andiamo in recessione a -2% di PIL annuo, i cinesi scendono da un +9 a un +7. Definire in crisi un'economia che cresce del 7% l'anno è tecnicamente errato, quindi concludiamo dicendo chiaro che NOI siamo in crisi, i Cinesi invece no.

6) La crisi colpisce le fasce più deboli della popolazione.
Questo, almeno per il momento, non è del tutto vero. Un operaio o un impiegato semplice precario spendevano tutto il loro stipendio per campare prima della crisi e lo spendono tutt'ora. Anzi, essendoci una leggera deflazione , se preservano il posto di lavoro, stanno meglio di prima.
I problemi più grossi al momento li hanno i borghesi, che hanno economie famigliari ben più complicate (imprese in proprio, immobili che si svalutano, soldi investiti in borsa che evaporano eccetera).Inoltre questa crisi non è una crisi del necessario ma piuttosto una crisi del superfluo: non c'e' crisi dei consumi perchè si tira la cinghia privandosi di cose necessarie, c'e' crisi perchè si è meno disposti a buttare soldi in cazzate e a farsi debiti facili. Questo è appunto un comportamento che investe le abitudini soprattuto dei piccolo-borghesi, non degli operai!
Ora , quando si parla di "stimolare i consumi" dobbiamo parlarci chiaro e guardarci allo specchio: per uscire dalla crisi i borghesi non devono tornare a consumare il giusto, non basterebbe: devono tornare a consumare TROPPO come facevano fino a pochi mesi fa. Ora capite perchè è così difficile convincere la gente a consumare in questo momento?

7) Se i governi daranno gli aiuti e le spinte necessarie, si uscirà presto dalla crisi.
Forse. Ma se tutti tirano gli stati per la giacchetta, le finanze pubbliche possono esplodere causando una crisi ancora più grave. Ragioniamo: gli industriali chiedono soldi allo stato per produrre merci, i consumatori chiedono soldi allo stato per comperarle. Inoltre, tutti insieme chiedono sgravi fiscali allo Stato per consentire nuovi investimenti e rilancio economico.
Ma lo stato non è una mamma ricca con la borsa sempre piena: i soldi dello stato sono soldi degli stessi che li chiedono. Se tutti chiedono soldi allo Stato è come se tutti chiedessero soldi a sè stessi. Capiamo che non può reggere? Inoltre, se lo stato taglia i servizi di cui si occupa perchè ha usato i soldi per aiutare consumatori e imprenditori, ci saranno altre categorie come dipendenti pubblici e ditte appaltatrici di lavori pubblici che chiederanno aiuto allo stato perchè senza lavoro. Ecco che abbiamo il nostro bel circolo vizioso concentrico ed esplosivo da incorniciare come esempio di follia collettiva all'ennesima potenza.

8) La globalizzazione comunque ha creato molta ricchezza ed è stata una cosa buona finchè qualche spregiudicato banchiere speculatore non ha rovinato tutto.
Falso. La Globalizzazione è stata la più grande operazione di trasferimento di ricchezza verso le classi alte che la storia abbia mai conosciuto. Era vero, come dicevano, che i mercati si regolano da sè, peccato però che si fossero dimenticati di spiegare quanto è doloroso per i comuni mortali quando i mercati si danno i colpi di assestamento.
Inoltre, l'inondazione di merci cinesi a basso costo e la facilità di accesso al credito, uniti ad una sempre maggiore penetrazione del marketing aggressivo nella società hanno creato una mega-illusione nella classe media, la quale ha avuto la sensazione di stare meglio.
In realtà si stava impoverendo costantemente, nel livello di risparmio, nelle proprietà immobili e nel potere d'acquisto reale. (sarebbe interessante che qualcuno si mettesse a conteggiare la gigantesca quantità di danaro delle eredità dei vecchietti borghesi morti negli anni della globalizzazione, polverizzate in quattro e quattr'otto dagli eredi scialacquoni finto-ricchi).

9) In ogni caso la globalizzazione era inevitabile: non si può fermare la storia.
Certo. Ma quello che era assolutamente evitabile era questo tipo di globalizzazione! A Genova, nel 2001, un mucchio di gente protestò chiedendo una globalizzazione graduale, che subordinasse l'apertura dei mercati alla concessione di diritti ai lavoratori dei paesi poveri produttori. Una globalizzazione più lenta e più umana, che avrebbe messo al riparo i posti di lavoro occidentali, rallentando il flusso delle merci a basso costo, dando nel contempo una spinta per condizioni di lavoro più umane (e quindi costi più alti e meno concorrenza sleale) ai paesi emergenti.
Avremmo avuto meno telefonini in offerta speciale, meno pantaloni da 5 euro al paio ma meno fabbriche in crisi e posti di lavoro persi. I ricchi sarebbero stati un po' meno ricchi, i borghesi sarebbero stati bene come prima, gli operai, insomma, se la sarebbero cavata meglio.
Probabilmente la proposta era troppo intelligente per essere accettata, infatti coloro che la portarono avanti furono picchiati a sangue nelle vie di Genova con il beneplacito di una bella fetta dell'opinione pubblica italiana. La stessa opinione pubblica che oggi piange disperata chiedendo aiuto a mamma-stato.
10) L'importante è essere ottimisti.
E' una frase senza senso, buona per tutte le occasioni, ma pericolosa di per sè. "L'importante è essere ottimisti" puoi dirlo anche mentre sfrecci in contromano a 200 all'ora in autostrada di notte coi fari spenti. Oppure puoi fermarti, accendere le luci e fare inversione di marcia.
Concludendo, non si esce dalla crisi aspettando che passi come se fosse un temporale. Scordatevelo. Da sola non passerà. La crisi va guardata in faccia. Magari bisogna anche farsela amica, imparare a conviverci, starci dentro e incamerarla.
Il tempo di uscita dalla crisi è dato dalla nostra capacità di affrontare il problema con schemi mentali diversi da quelli che abbiamo usato per generarla.
Forse il tempo di uscita si accorcerà se impareremo che non tutta la felicità è nelle merci. E che le merci che contengono sfruttamento valgono meno e non è bene comperarle, perchè sono tristi prive di vero valore. Che le merci che contengono felicità perchè chi le produce è trattato bene hanno più valore e possono aiutarci.
Che se viviamo solo per le merci, produrremo merci che parlano della nostra ossessione nel produrre merci per avere soldi ed acquistare merci e così via. Se impariamo a produrre merci che parlano del meglio di noi stessi, si venderanno meglio, ma per farlo dobbiamo tornare a pensare che non tutto nella nostra vita è legato alle merci.

E finiamola con le merci che fanno finta di essere felici, perchè magari le hanno progettate designer felicissimi, e poi le hanno prodotte ragazzine indonesiane di tredici anni comandate con la frusta.In fondo, i bisogni essenziali sono soddisfatti da tempo: oggi tutto gravita intorno al surplus, quindi scegliamolo bene questo surplus, sia quando lo comperiamo che quando lo produciamo. Scegliamo la qualità (nel senso più profondo del termine) anzichè la quantità. (anche il nostro ambiente e le nostre risorse naturali limitate ci ringrazieranno).

Potrebbe essere questa la via d'uscita per la crisi. Chissà. Non ho certezze, ma nemmeno paure troppo grandi che mi impediscano di pensarci. L'importante, in fondo, è esplorare nuove strade, perchè quella vecchia, ormai, è piena di buche che nessuno può riparare. Per fortuna.

9 commenti:

  1. Mha..il punto 2 mi sembra contraddica il punto 1(anche perchè le 2 cose dovrebbero essere strettamente legate) e nel punto 8 quando parla della diminuzione del valore degli immobili direi che non è del tutto vero dato che dal 2000 a oggi in quasi tutta l'Europa industrializzata il valore delle case è triplicato....mi sa che anche questo ne sa quanto ne sappiamo noi e quanto ne sanno i geni dell'economia che starnazzano da mesi...almeno questa è la mia impressione leggendo l'articolo.

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  2. Io non vedo contraddizioni e sono d'accordo con quasi tutte le affermazioni, tranne parzialmente il punto 6!La crisi sta colpendo molto anche le fasce più deboli, vedi chi non arriva alla fine del mese e quei tanti che stanno perdendo i posti di lavoro.
    Bel post!

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  3. Ciao ragazze, ho rimesso l'articolo giù in forma grafica corretta; prima poteva dar adito ad incomprensioni ...
    Camu rivedi il tutto sotto il nuovo aspetto e attendo un nuovo commento in merito ;)
    Grazie Angelo Azzurro, anche a me è piaciuto molto e desideravo condividerlo !
    a dopo...

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  4. Tranqui si capiva anche prima, anche perchè nel punto 1 dice che la crisi non è stata provocata dai subprime ecc.ecc e dalla finanza creativa e poi nel punto 2 dice che la causa è il consumo esagerato senza disponibilità di denaro.I subprime e derivati non sono altro che questo consumo senza limiti coperto e trasformato in carta e cioè titoli e obbligazioni,assicurazioni ecc.ecc

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  5. Mi pare sia ineccepibile. Bel post e ottima informazione.
    Da rivalutare forse il punto 6 ?

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  6. anche io sul punto sei avrei da ridire..., sul punto 8 idem. Il valore delle case non è sceso, magari non è salito. Almeno qui nel mio microcosmo

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  7. Il tuo post è kiaro e ne condivido il contenuto;la crisi c'è in ogni settore e nessuno può metterlo in dubbio:continuo a kiedermi però quanto ne risentano i nostri politici.
    Inoltre non credo minimamente a tutte le fesserie ke dicono a proposito del risanamento.
    Fatti sentire
    bacio
    Lella

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  8. in tutta onestà diffido di questo personaggio che non si firma, non produce prove riguardo il suo background, ma si diverte a contraddirsi continuamente come sapientemente notato da alcuni di voi... se davvero pensa che non sia stata la finanza creativa a "creare" i soldi di carta e innescare la crisi, deve andare a seguire un corso di economia...

    in ogni la crisi mi rende nervoso... forse perchè ho appena perso un pezzo del mio sogno americano grazie ai tagli che hanno privato Cornell dei soldi per proseguire la ricerca del prossimo professore: ero sulla short list e stavo per essere invitato all'intervista conclusiva... insomma, eravamo 3 su 74 candidati, capitemi se la crisi mi tocca un tantino e non credo ai vaneggiamenti di uno pseudonimo!
    Carlo

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  9. Ciao tutti, amici di Welcome!
    Il post sulla crisi ha toccato un nervo scoperto: tutti ne siamo toccati, tutte ne sentiamo parlare ma soprattutto tutti siamo costretti a rinunciare a qualcosa, nostro malgrado!
    Faccio qualche considerazione per come ho interpretato io l'articolo:
    punto 1--> la crisi finanziaria è la punta dell'iceberg, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, che però era già pieno ... pieno di che cosa? di tutte le problematiche create dalla mancata applicazione di quelle regole che hanno fatto entrare in crisi i mercati.
    punto 2--> secondo me qui non c'è alcuna contraddizione con il punto 1: viene detto che la crisi è globale, non solo finanziaria ... quindi se non vengono applicate regole ferree ai mercati e all'economia in generale, l'intervento solo sulla finanza non è sufficente per far rientrare il tutto. Quando l'autore parla di paesi che producono ma non consumano e paesi che consumano ma non producono, io capisco che si riferisca ai paesi tipo Cina, India ecc. dove la manodopera è a costo 0, dove si produce per un tozzo di pane, dove non si consuma perchè non ci sono i soldi per farlo e da dove si inondano i mercati occidentali (che consumano ma producono poco) con merci a poco prezzo... quanti di noi sono andati al mercato e hanno trovato più conveniente comprare un jeans a 8/10 euro dai cinesi invece che andarlo ad acquistare in negozio made in Italy e pagarlo dai 70 € in su? peccato che questo atteggiamento (moltiplicato per tutti i paesi occidentali) abbia messo in ginocchio i nostri mercati ... ecco perchè la crisi è strutturale: è radicata nella struttura del sistema, non solo ed esclusivamente nel mercato finanziario.
    punto 6--> secondo me l'autore, in modo forse un pò cinico, sostiene che le fasce deboli, se non hanno perso il lavoro, continuano a barcamenarsi esattamente come prima: lo stipendio lo spendevano tutto prima (e sicuramente non per il superfluo) e così continuano a fare adesso.
    punto 8--> quelli che mi conoscono sanno che ho "studiato" geografia insieme a Ricky a lungo ... nel suo libro di geo viene asserito in tutte le lingue che la globalizzazione è un processo che ha fatto diventare più ricco chi già lo era e ha impoverito di più (se ciò fosse possibile) chi già povero era ...poi c'è la classe media... quella che a lungo ha pensato di vivere una vita felice e serena perchè poteva, lavorando, permettersi le cose utili e le cose superflue ... in quest'ottica e durante questo periodo di benessere tutti hanno (giustamente) pensato che la spesa + importante da fare fosse l'acquisto della casa ... quindi i prezzi delle case sono lievitati, i mutui andavano via alla grande ... perchè c'era la sensazione di poter fronteggiare tutti questi debiti ... ora la situazione è precipitata ... mi dite che il valore delle case è aumentato o, quanto meno, non è diminuito ... mi permetto di dissentire, per lo meno nella zona di Pianezza ... voi non avete idea di quante case siano state costruite e siano tuttora in costruzione (sull'onda dell'entusiasmo di cui si parlava prima) ... ma gente che acquista non ce n'è ... ora provate a pensare se qualcuno di noi dovesse mettere in vendita la propria casa ... sarebbe costretto ad abbassare i prezzi, e non di poco ... ma se io la casa l'ho pagata 50 e, se sono costretto a venderla, sia obbligato ad abbassare il prezzo a 45, 40 ,35 allora non trovate logico dire che i valori immobiliari si stiano svalutando ? e second me questa è la realtà dei fatti...
    Insieme a tutto questo vogliamo anche parlare della politica comune europea, che impone ai produttori di produrre meno o di buttare via quanto prodotto perchè si ha l'obbligo di acquistare dagli altri paesi comunitari?
    Bha, io non sono un'economista, forse non lo sarà neanche questo Olden, ma secondo me non ha scritto cose strampalate!
    Ritengo di avervi annoiato abbastanza ... ;) per ora vi saluto, ma resto in attesa di ulteriori sviluppi!
    Bye bye

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